Processo accreditamenti sanità: la Regione Puglia chiede di costituirsi parte civile
La Regione Puglia ha chiesto di costituirsi parte civile nel processo alle trentatre persone – tra medici, dirigenti e amministrativi – sugli accreditamenti delle cliniche private. Le accuse per gli imputati sono, a vario titolo, di abuso d’ufficio, falso materiale e ideologico, truffa, corruzione, peculato, rivelazione del segreto d’ufficio e un episodio di estorsione per aver minacciato e poi licenziato due infermieri di una casa di cura. Tra gli imputati anche il foggiano Paolo Telesforo, titolare delle Case di Cura Riunite Villa Serena e Nuova San Francesco di Foggia, accusato di corruzione. Nei giorni scorsi, la giunta regionale, ha approvato la delibera in cui si chiede la costituzione di parte civile della Regione Puglia nel processo. L’ente chiederà il risarcimento dei danni patrimoniali e, non subiti. L’inchiesta è partita nel 2007 dalla clinica Kentron. Secondo l’accusa, la struttura avrebbe ottenuto per 5 anni, dal 2007 al 2011 un ingiusto profitto quantificato in oltre 7 milioni 800mila euro. Nell’indagine, oltre alla clinica Kentron, la Procura avrebbe accertato accreditamenti illeciti con altre 6 strutture sanitarie pugliesi, tra cui Case di Cura Riunite Villa Serena e Nuova San Francesco di Foggia, e CBH di Modugno che comprende le case di cura Mater Dei, Santa Rita, La Madonnina e Villa Bianca. Le società, secondo la tesi dell’accusa, sebbene non in possesso dei requisiti previsti dalla legge avrebbero comunque ottenuto dalla Regione Puglia il rilascio di vari provvedimenti autorizzativi sanitari: accreditamento al Servizio sanitario regionale, verifica del fabbisogno del progetto imprenditoriale, autorizzazione a realizzare le strutture, erogazione delle prestazioni socio-sanitarie, trasferimento della sede e determinazione delle fasce di qualità dei servizi prestati. Un rinvio a giudizio dei 33 imputati che il magistrato ha motivato, affermando testualmente, che “i fatti oggetto del presente Procedimento, ancorché risalenti nel tempo, appaiono di rilevante gravità ed allarme sociale, per l’uso abnorme e spregiudicato che appare essere stato fatto dei poteri e delle funzioni di soggetti pubblici di Regione Puglia e Asl territoriali”. Ha spiegato il magistrato che alcuni dei funzionari appaiono aver violato le norme penali in contestazione in quanto avrebbero tenuto “continuativi rapporti clientelari” con alcuni imprenditori della sanità con la metodologia del “do ut des, così alterando e violando doveri fondamentali e obblighi di imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione”. Se l’ipotesi accusatoria della procura fosse confermata la condotta degli indagati avrebbe prodotto almeno 3 danni: un primo, lampante, alle casse della Regione Puglia, ammontante a circa 8 milioni di euro. Un secondo danno, speculare, a quelle strutture sanitarie che, pur avendo tutti i requisiti richiesti dalle legge, non hanno potuto invece ottenere o si son viste ritardare le procedure per gli accreditamenti legittimamente richiesti. Da ultimo ma non ultimo il danno consumato nei confronti del diritto alla salute del cittadino utente e contribuente. (L)